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Romualdo: fabbricatore di stelle per un giorno!

…ecco un racconto delle stramberì di Romualdo…stramberì di cuore comunque…

stelle

 

 

 

 

La Fabbrica delle stelle per la città era stata affidata a una clown per un giorno. Di solito erano le fate a fare le stelle…

Stelle da taxi. Stelle da borsa. Stella da passeggio. Stelle da aereo. Stelle da viaggio. Stelle da notte. Stelle da coda alla posta. Stelle da asporto. Stelle da corsa.

Affitta-stelle? No. No. Dona stelle. Solo in regalo.

Stelle per tutti gli usi, stelle per i compleanni, stelle per i nuovi nati, stelle per portare un po’ di sollievo, stelle per le febbri alte e per le rosolie. Stelle per gli orecchioni, stelle per il mal di denti.

Nella fabbrica delle stelle era pieno di scatoloni con le stelle, divise a seconda degli usi. Preparate e pronte.

Stelle per la buona notte, stelle da vento o da pioggia. Stelle per gli occhi azzurri, stelle per gli incubi neri e per quelli grigi, stelle per far passare la paura.

Ogni stella il suo uso, ogni stella il suo scopo. C’era il catalogo per ordinare la fornitura giusta. Alcune volte, per richieste particolari – magari fuori produzione – si studiavano i prototipi e poi… si fabbricavano. Colori, stoffa, ghiaccio, carta di riso, polvere di stelle vera, brillantini, nastri… pigne, sassolini…vetro, tutto poteva diventare una stella. Magia, magia e magia mettevano le fate in quelle stelle che viaggiavano per il mondo.

Quel giorno… quel giorno… beh, Romualdo aveva fatto proprio un bel guaio. Le fate gli avevano affidato l’intera fabbrica, raccomandandosi di non toccare nulla e di preparare gli scatoloni di stelle da aereo da mandare all’Aeroporto di Verona. Sarebbe passato il corriere a ritirarle verso sera. ( UPStelle il corriere, si chiamava ).

E lì, lui… solo soletto si era divertito un mondo a guardarle tutte, una per una. Ad annusarle, a prenderle in mano, a giocolarci un po’… uno spasso!

Che luce!! E che frigolio tenendole sul cuore…

Romualdo si era improvvisamente ricordato delle facce delle persone che aveva incontrato sull’autobus, quella mattina. Un po’ tristi, un po’ cupe… qualcuno già arrabbiato alle 7 di mattina…  Mh… quelle stelle sì che potevano servire…

Così, aveva deciso di cambiare destinazione alle stelle di quel giorno… Non all’aeroporto… ma… sull’Autobus n° 13! da Borgo Panigale a Piazza Maggiore… (Ah, Romualdo abitava a Bologna!).

Così aveva riempito 3 borsoni, aveva chiamato (al telefono) i suoi amici clown… ed era corso a Piazza Matteotti ad aspettare il 13 con le tasche piene di stelle luccicanti. All’inizio i passanti ingrigiti li avevano anche guardati male. 5 clown con 4 facce felici e 3 borsoni ingombranti un po’ strani… poi loro avevano iniziato a regalarle… alcune volte con un inchino, altre con un piccolo salto, altre facendole volare direttamente  o sulla testa delle persone o nelle mani dei bambini. Per i casi più difficili… lui e i suoi amici avevano studiato modi delicati e quasi invisibili per mettere le stelle delle fate nelle borse, nelle tasche… così tutto l’autobus n° 13 era pieno d stelle. L’autista poi ne aveva 2! Una da guida e una da divano.

Eh… ma dopo un po’, a suon di dar di qui e dar di lì… le stelle erano finite tutte, ma continuavano a salire facce tristi e preoccupate. Insomma, quella mattina c’era una vera emergenza…

Così Romualdo aveva avuto un’idea… avrebbe fabbricato lui delle piccole stelle, non belle, luccicose e perfette come quelle delle fate ma… sempre stelle. Stelle di clown. Così era andato in una cartoleria e aveva scelto un enorme, lunghissimo, kilometroso pezzo di carta stellosa – aveva chiesto proprio il color stella (per fortuna, c’era!) e, con i suoi 4 amici clown si era messo a tagliare, tagliare, tagliare… così, all’entrata dell’autobus n° 13 e all’uscita e vicino all’autista e in fondo in fondo c’erano 4 clown a chiedere i sogni delle persone che salivano o i colori preferiti o i desideri  e poi dicevano a Romualdo l’ordinazione e lui tagliava una bella stella su misura…

E le persone avevano iniziato a sorridere perché anche le stelle di clown sono potenti.

Qualcuno era anche arrivato da Romualdo a chiedere direttamente una stella su misura e lui, tutto fiero, si era quasi tagliato un’unghia dall’emozione.

Quel giorno lì, il n° 13 era diventato l’autobus delle stelle. Una bellezza luccicosa in giro per la città.

– e le fate?

Ah. Le fate erano tornate (alla fabbrica) alla sera tardissimo… e non si erano accorte di nulla!!

 – e all’aeroporto di Verona? Come ha fatto senza stelle?

No, tutto bene. Romualdo e i suoi amici sono riusciti a rifare tutte le stelle che dovevano essere spedite, han lavorato tutta la notte…

– ma non erano le stelle delle fate!

No, ma non se n’è accorto nessuno!! Stelle di clown!? Sono sempre magiche!